Se fosse possibile viaggiare nel tempo e mi fosse concesso un solo fine settimana in qualunque epoca e in qualunque posto del mondo, chiederei un viaggio di andata e ritorno tra il 17 e il 19 di ottobre del 1740. Destinazione: Northampton, Massachusetts.
In quei tre giorni, Jonathan Edwards, il trentasettenne pastore di quella città, ospitò George Whitefield che vi predicò quattro volte. Lo stesso Whitefield, negli appunti del suo diario, scrisse che mai gli era capitato di partecipare a “incontri di pari bellezza”.
Circa il carattere della predicazione e degli effetti che si produssero in quei giorni, ci sono giunte le parole di Sara Edwards che, con una lettera personale, volle incoraggiare suo fratello, il pastore James Pierrpont, affinché anch’egli accogliesse il venticinquenne predicatore inglese sul suo pulpito:
È meraviglioso vedere come riesca a conquistare l’uditorio proclamando le verità più semplici della Bibbia. Ho veduto più d’un migliaio di persone pendere dalle sue parole nel più assoluto silenzio, rotto di tanto in tanto da qualche singhiozzo soffocato a stento. Egli riesce a toccare tanto gli ignoranti quanto i colti ed i raffinati. Si racconta che quando i minatori d’Inghilterra lo ascoltarono, le lacrime solcarono le loro gote fuligginose lasciandovi delle strie bianche. Così, tra noi, i nostri artigiani hanno chiuso le botteghe ed i lavoratori a giornata hanno lasciato i loro arnesi per andare a sentirlo predicare: sono in pochi ad essere tornati indifferenti […]. Egli parla da un cuore completamente infuocato d’amore e sprigiona un torrente d’eloquenza pressoché irresistibile. Molte, davvero molte persone a Northampton fanno risalire l’inizio di nuovi pensieri, di nuovi desideri, di nuovi propositi e di una nuova vita al giorno in cui l’hanno sentito predicare di Cristo e della salvezza. Forse farei bene a dirvi che il Sig. Edwards e qualcun altro pensano che si sbagli riguardo a pochi punti pratici. Ma il suo ascendente nell’insieme è talmente positivo che dovremmo sopportare gli errori di poco conto.
Questa testimonianza mi permette di sottolineare alcune caratteristiche che vorrei che fossero evidenti nel mio ministero e che gioirei molto se potessi scorgerle in altri predicatori miei contemporanei.
La modestia. Sara Edwards dice che egli predicava «le verità più semplici della Bibbia». Avendo ascoltato Whitefield predicare per quattro volte in tre giorni e, almeno in un’altra occasione, in privato, poiché il marito gli aveva chiesto di tenere una riunione riservata ai loro figli, fu colpita dal fatto che i temi portanti di tutti i discorsi fossero sempre gli stessi “le verità più semplici”, appunto. Il ravvedimento, la fede nella persona e nell’opera di Cristo, la necessità della nuova nascita… niente “alta teologia”, nessun sottile argomento apologetico, né alcuna speculazione filosofica. Solo il latte puro della parola. La tentazione di competere con un teologo di grande fama non lo sfiorò nemmeno. Egli, modestamente, fu se stesso, lo stesso uomo che aveva predicato ai minatori e alla nobiltà inglese, e il suo messaggio fu esclusivamente “Cristo e la salvezza”. Chi scambia il pulpito per un palcoscenico non potrà mai essere un predicatore sul quale riposa la benedizione di Dio. Sparire dalla vista di chi ci ascolta mentre cerchiamo di innalzare Cristo dipingendolo al vivo è l’unico modo per essere dei veri ministri del Vangelo.
La popolarità. C’è un tipo di popolarità che non mi interessa affatto. Mi riferisco a quel genere di ammirazione che miriadi di follower attribuiscono a coloro che sanno dare loro esattamente quello che stanno cercando… piuttosto che quello di cui hanno bisogno. La popolarità di Whitefield consisteva nella sua abilità nel sapere raggiungere tutti, «tanto gli ignoranti quanto i colti ed i raffinati». Egli non era “selettivamente popolare”, il suo target non era costituito da una determinata categoria sociologica, e il suo scopo non era quello di ottenerne qualche vantaggio personale. Egli considerava gli uomini, tutti gli esseri umani, come dei peccatori bisognosi di grazia, da condurre sulla via della fede e del ravvedimento. Tutti avrebbero dovuto capire i suoi discorsi e tutte le sue parole; nessuno avrebbe dovuto considerarli “troppo alti” o “troppo semplici”. In questo egli seguì perfettamente l’esempio di Cristo.
La passione. L’eloquenza di Whitefield consisteva nella passione autentica e sincera che provava e con cui partecipava alle verità che proclamava. Dalle parole della signora Edwards si comprende che il suo fervore scaturiva da un cuore infiammato d’amore per Dio e per il prossimo. Questo è il calore che deve accompagnare la luce della verità proclamata e, senza il quale, la verità stessa risulta priva della potenza necessaria per penetrare la durezza dei cuori degli ascoltatori. Oggi, perfino più che a quel tempo, la gente non andrà mai ad ascoltare un predicatore col solo scopo di essere istruita. L’istruzione circa le verità del Vangelo, per quanto sana e necessaria, da sola, non produce la fede e non muove la volontà. Se la verità non viene annunciata appassionatamente il cuore non sarà toccato, non sorgeranno dei santi sentimenti e nessuno giungerà a credere e a ravvedersi. Lo Spirito Santo, che è il predicatore interno che parla al cuore, opera congiuntamente e non in opposizione all’azione del predicatore esterno la cui voce giunge alle orecchie dei peccatori. Di quanti predicatori si potrebbe dire, oggi, che parlano «da un cuore completamente infuocato d’amore»?
Whitfield, descrivendo la riunione della domenica mattina nella chiesa di Northampton scrisse: «Ho predicato questa mattina e il buon Sig. Edwards ha pianto per tutto il tempo del mio sermone».
Ecco, perché se potessi avere un fine settimana di vacanza per viaggiare nel tempo, vorrei essere là, a Northampton, nel Massachusets, il 19 ottobre mattina del 1740, per potere adorare il Signore con quei credenti e ascoltare le semplici verità della Bibbia, predicate con passione da George Whitefield e contemplare il Signore Gesù Cristo, per piangere anch’io “tutto il tempo del sermone” come fece Jonathan Edwards
Oh che Dio conceda ancora oggi al suo popolo tempi e uomini come quelli!
* Le citazioni e le notizie contenute in questo articolo sono tutte tratte dalla biografia di Jonathan Edwards scritta da Iain Murray, Caltanissetta, Alfa & Omega, 2003, pp. 195-218.
Come vorrei sentire qualcuno che predica ancora al cuore , senza fastidi alle orecchie.
Hai ragione, Michele… questi predicatori, oggi, sono una rarità, ma esistono. Io li ho ascoltati.