(1 Giovanni 1:5-10)
All’inizio si questo nuovo anno vogliamo riproporci di viverlo nel ravvedimento quotidiano al cospetto di Dio. Ricordiamoci della beatitudine proclamata dal Signore Gesù Cristo: «Beati quelli che fanno cordoglio, perché saranno consolati». Se vogliamo conoscere le altissime consolazioni di Dio, bisogna che sperimentiamo la profondità dell’umiliazione al suo cospetto.
La confessione del peccato è un argomento poco trattato e molto spesso frainteso tra gli evangelici. Avendo rifiutato la teologia sacramentale cattolico-romana che pone la confessione del peccato come una componente indispensabile del sacramento della penitenza1 tendiamo a sottovalutare l’importanza di una riflessione profonda e di una considerazione dettagliata delle opere e delle dinamiche della natura peccaminosa residua in ciascuno di noi.
Confessare il peccato – è stato detto più volte, ma non è mai fuori luogo ripeterlo – significa “dire la stessa cosa” che Dio dice di esso2. Allo stesso modo, per essere salvati, ci è richiesto di “confessare il nome di Cristo” (Ro. 10:9) mentre, nel suo contesto, il non farlo equivale a “rinnegare Cristo” (Lc. 12:8-9).
Sarà stato uno strascico del suo “retroterra cattolico-romano”, sarà stato per il beneficio psicologico conosciuto, sarà stato per qualche altra ragione, ma – anche a costo di lasciare qualcuno un po’ sorpreso o stupito, dirò che Martin Lutero stesso praticava e regolamentò liturgicamente una forma di confessione auricolare e che molti puritani hanno molti consigli da dare a tal proposito3.
Tra le molte preghiere di confessione di peccato, la seguente, tratta dalla raccolta di preghiere edita da Arthur Bennet, è molto interessante da considerare:
PECCATI
Dio misericordioso,
perdona tutti i miei peccati di questo giorno, settimana e anno,
tutti i peccati della mia vita,
i peccati dell’infanzia, della maturità e della vecchiaia,
i peccati di omissione e commissione,
del mio carattere cupo, scontroso e collerico
delle labbra e della condotta,
della durezza del cuore, incredulità, presunzione e orgoglio,
di infedeltà verso le anime degli uomini
e di vile indecisione per la causa di Cristo,
per la mancanza di uno zelo ardente per la sua gloria
e per il disonore che ho arrecato al tuo grande nome.
Per i peccati d’inganno, ingiustizia, falsità nelle mie relazioni col prossimo,
d’impurità nei pensieri, nelle parole e negli atti,
di avarizia che è idolatria,
dei beni accumulati indebitamente, sprecati,
non consacrati alla tua gloria, o grande Donatore.
Peccati commessi in privato: in famiglia,
nello studio e nello svago, nelle febbrili sollecitudini umane,
nello studio della tua parola e nell’averlo negletto,
nella preghiera offerta in modo irriverente e freddo,
nel tempo sprecato,
nell’aver ceduto alle astuzie di Satana,
nell’avere aperto il mio cuore alle sue tentazioni,
nella mancanza di vigilanza pur sapendo della delle sue insidie.
Nell’avere spento lo Spirito Santo.
Peccati contro la luce e la conoscenza,
contro la coscienza e gli stimoli o i freni del tuo Spirito
contro la legge dell’amore eterno.
Perdona tutti i miei peccati,
conosciuti e sconosciuti, sentiti e non, confessati e non, ricordati e dimenticati.
Buon Signore, ascolta; e udendo, perdona.
Cosa possiamo imparare da questo modo di confessare i peccati e da quello che la Scrittura insegna a proposito4.
- Che è qualcosa da praticare. Regolarmente, seriamente e sinceramente. L’apostolo Giovanni afferma che il nostro perdono è condizionato alla nostra confessione del peccato non meno di quanto la nostra salvezza sia condizionata alla confessione del nome di Cristo (come abbiamo visto nei passi di Romani e di Luca). «Se confessiamo i nostri peccati…».
- Che bisogna sforzarsi di esaminarsi a fondo. Tenendo in considerazione non solo alcuni peccati, non solo quelli esteriori (o interiori), ma “rivoltandoci come dei calzini” alla presenza di Dio. Carattere, età, altre circostanze che – normalmente – sono considerate e utilizzate come delle attenuanti per liberarci di parte della nostra responsabilità, qui non sono minimamente contemplate come delle possibili scusanti. Allo stesso modo, i peccati contro Dio e contro il prossimo sono confessati ugualmente poiché sono ugualmente infrazioni della legge morale. Anche se, in senso stretto, per essere perdonati non è necessario “elencare” tutti i peccati (Cfr. Salmi 19:12 e, nella nostra preghiera, si chiede il perdono dei “peccati sconosciuti, non sentiti, non confessati e dimenticati”), ciò non dovrebbe – e non può – essere preso come scusante per evitare di scrutare il proprio cuore.
- Che, sebbene sia solo Dio colui che perdona, l’autentica confessione ha degli aspetti sia privati sia pubblici. Il fatto che questa persona abbia scritto la sua preghiera potrebbe non significare nulla a tal proposito, poiché potrebbe essere stata una “pagina di diario” intesa come qualcosa da mantenere privato tra se stesso e Dio. Tuttavia, sebbene rifuggiamo l’assoluzione sacramentale e abbiamo esempi sufficienti per riconoscere che il perdono dev’essere richiesto direttamente a Dio (si veda At. 8:22-23), non sono pochi gli esempi di confessione pubblica e di atti di riparazione che accompagnano e validano il ravvedimento autentico (si veda: Lc. 7:37-38; 18:13; 19:8; At. 19:18-20).
Note
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1 Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al paragrafo 1424, si può leggere che questo sacramento: «È chiamato [anche] sacramento della Confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento.» http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c2a4_it.htm
2 Il verbo greco che viene tradotto con “confessare” è omolgheo che, letteralmente, significa “dire la stessa cosa”. Omologare, omologo, omologazione, sono tutti derivati dal medesimo termine e ci rendono l’idea del suo significato.
3 Si considerino: R. Sibbes, The Church Complaint and Confidence, in Works, vol. 6, pp.181-203; J.C. Ryle, Confession, in Knots Untied, pp. 206-218, e molti altri.
4 Tratto da The Valley of Vision, a cura di ARTHUR BENNET, Edinburg, Banner of Truth, 1975, pp. 158-159.