Domenica scorsa ho parlato di Enoc, l’uomo che camminò con Dio.
Lo scrittore agli Ebrei dice di Enoc che fu un uomo di fede (Ebrei 11:4-5) e subito dopo afferma che «chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano». Così apprendiamo che quelli che credono in Dio, si accostano a lui e che quelli che si “accostano a lui” sono “quelli che lo cercano”.
Camminare con Dio, accostarsi, cercare… sono tutte metafore e illustrazioni della medesima azione necessaria per la nostra salvezza: credere, riporre in Dio la nostra fiducia non solo in un certo momento della nostra vita, ma in modo continuo e perseverante.
Quindi, in estrema sintesi, l’insegnamento di questi due versetti riguardo alla vita cristiana è che avere la vera fede che fa ci fa ottenere la giustificazione (che equivale a “piacere a Dio”), ma la medesima fede ci farà anche “camminare con Dio” (ovvero vivere un rapporto di amicizia, compagnia, intimità in sottomissione e obbedienza), che questo significa anche vivere “cercando Dio” e ottenere un titolo per la ricompensa finale.
Ma vorrei concentrarmi e spendere qualche parola su cosa significa, nel linguaggio biblico, “cercare Dio”.
In senso generale si riferisce ad ogni atto di adorazione rivolto alla divinità: infatti è detto anche dell’adorazione idolatra di Amasia (2 Cr. 25:14,15). In tale caso vi può essere (o anche NON essere) la partecipazione dei sentimenti, o del “cuore”. Infatti, spesso si riferisce alla sola pratica esteriore di atti di culto in favore di una certa divinità. Quando, tuttavia, ciò è riferito a YHWH, al Dio del Patto con Israele, non si può prescindere dalla partecipazione dell’intero essere (cfr. ciò che disse Davide: 1 Cr. 22:19 e poi vari testi di 2 Cr. 11:16, 15:12).
Il Signore Gesù ci ha insegnato che, proprio a causa della natura spirituale di Dio, la preghiera, la supplica, l’ascolto della parola e qualunque altro atto di adorazione deve essere compiuto “in spirito e verità” (Gv. 4:23-24).
Come pratica abituale identifica i veri credenti. Per questa ragione i credenti sono descritti come persone che “hanno cercato Dio” (Sal. 34:4; 77:2), che “l’hanno trovato” (cfr. Is. 55:1 e Ro. 10:20), e che vivono cercandolo, infatti l’espressione “quelli che cercano (participio) il Signore” è sinonimica di credenti, adoratori di YHWH (cfr. 1 Cr. 16:10; Esdra 8:22; Sal. 9:10; 22:26; 24:6 ecc.). Il verbo esprime il senso di bisogno, di mancanza e, quindi, lo spirito umile e “povero” di chi è un vero adoratore di YHWH (egli è affamato e assetato di Dio: cfr. Sal. 63:1, e per questo lo cerca).
Il “cercare Dio”, infine, descrive l’attività dei penitenti che si dispongono a consacrare tempo ed energie nella confessione, nella supplica, nell’intercessione: Cfr. Daniele 9;1-4ss; 2 Cr. 7:14; Sal. 78:34-35.
A cosa possiamo paragonare una persona o una chiesa che “non cerca Dio”? Che non adora, non supplica, non desidera, non si aspetta e non chiede da lui soccorso, grazia aiuto, benedizione, forza? Costoro sono come i laodicesi, autocompiacenti, illusi di aver capito e di avere tutto, ma in realtà: ciechi, e miserabili, e poveri, e nudi! (Ap. 3:17-19)
Non cerca Dio chi è privo della fede perché si cerca qualcosa che c’è, che esiste, di cui si ha la certezza (o non si persa la speranza) che possa essere trovato. Chi perderebbe tempo a cercare di risolvere un puzzle impossibile
Per questo, Gesù, esortandoci alla fede, ci ha detto di chiedere, cercare, bussare (Mt. 7:7). Tutto ciò non è qualcosa che può essere fatto meccanicamente, e la semplice ripetizione di atti o di parole non giova a nulla!
Se qualcuno tra noi ha dubbi intorno alla esistenza di Dio, vorrei indirizzarlo/a a guardarsi intorno. Ci sono ancora nel mondo persone che “hanno trovato Dio”, e l’hanno trovato in Cristo, nel Vangelo, magari in una piccola chiesa locale, dove ci sono persone sante, che si amano, dove la sua parola è predicata e dove Dio è adorato in Spirito e verità.
Tra noi ci sono persone che soffrono tantissimo dolori e malattie. Ce ne sono alcuni che da venti, trenta, quarant’anni e più adorano Cristo, e che lo hanno trovato fedele poiché non ci ha mai abbandonati, nonostante tutto, perfino nonostante noi stessi!
Abbiamo perseverato e lo abbiamo fatto non perché la nostra vita è stata facile, ma perché Dio c’è! C’è stato un tempo in cui non cercavamo Dio, ma poi, lui ci ha cercati, ci ha chiamati, ci ha attirati a sé e noi abbiamo risposto, lo abbiamo cercato ed egli si è fatto trovare da noi!
L’ultimo pensiero che voglio aggiungere è che si cerca sempre e solo qualcosa di desiderato, di prezioso. Se Dio dev’essere cercato, ciò presuppone e dichiara l’intrinseca bellezza ed eccellenza di Cristo e che egli dev’essere percepito come colui che possiede grande valore. Infatti Cristo è la perla e il tesoro (Mt 13:44-46); la pietra eletta e preziosa (1 Pi 2:7-10), il più bello tra tutti i figli degli uomini (Sal. 45:2, Cant. 1:16; 5:10). Solo chi ha davvero gustato la bontà e la dolcezza del Signore ha appetito e desiderio nel cercarlo (1 Pi 2:3; Sal. 34:8).
Cerchiamolo. Egli si farà trovare da noi, poiché ha promesso: «Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore, io mi lascerò trovare da voi» (Geremia 29:13-14)