“Conversione” è un sostantivo che viene usato in molti ambiti; da quello scientifico, a quello militare, ma anche in economia, nel mondo dell’industria, in agricoltura, in ambito legale, in psicanalisi… e, ovviamente, anche in quello religioso o, comunque, in ogni occasione in cui si verifica un cambiamento, a volte perfino molto repentino e radicale di casacca, di opinione, di posizione, di campo [1]. Essenzialmente indica un rivolgimento o, anche, un mutamento più o meno profondo di qualcosa in qualcos’altro, o viceversa!
Conversione è un termine che, recentemente, è tornato alla ribalta perché anche in Canada sono state messe al bando le cosiddette “terapie di conversione” [2] e ciò ha suscitato una forte reazione da parte di migliaia di chiese Nordamericane che, capitanate dal pastore John MacArthur, lo scorso 16 gennaio, hanno risposto predicando sull’insegnamento biblico intorno all’etica sessuale e, così, hanno suscitato un certo dibattito e non pochi fraintendimenti che continueranno a lungo.
Ho troppo rispetto per il pastore MacArthur per permettermi di criticarlo. Non lo farei in privato, figuriamoci in pubblico. Mi permetto soltanto di fare alcune domande che pongo, in realtà, non soltanto a lui. Eccole: è proprio necessario che gli evangelici rispondano “colpo su colpo” alle sfide della cultura? Farlo, non è forse già ammettere che siamo in svantaggio e che, in fondo, non facciamo altro che subire e inseguire l’agenda altrui? Non sarebbe meglio impiegare le nostre energie per fare meglio quello che stiamo già facendo (ammesso che siamo sulla strada giusta!) senza curarci troppo delle provocazioni che, senza dubbio, saranno sempre maggiori e sempre più pressanti? Cosa ci ha comandato di fare il Signore Gesù Cristo nei confronti di una cultura di un mondo ipocrita e corrotto? Cosa farebbe lui, se fosse qui, al posto nostro?
Quello che intendo dire è che, se la chiesa comincia a usare i mezzi della politica (che ha sempre la necessità di fare grandi numeri, di presentare grossi nomi, di contare le teste e ottenere consenso), ha già perso la sua battaglia.
Prendiamone atto: ci troviamo in una guerra religiosa, anzi “spirituale” e la conversione ad altre visioni del mondo è proprio lo scopo di ogni adepto e seguace delle varie posizioni e religioni.
Il movimento LGBTQ+ non ne fa alcun mistero: la loro agenda è quella di convertire i figli dei cristiani conservatori. Sì, proprio di convertire i figli di coloro che non intendono recedere di fronte alla pressione culturale esercitata nei loro confronti e che non scendono a compromessi sull’etica sessuale biblica che dichiara l’omosessualità il transgenderismo ecc. come dei peccati. Se non ci credete guardate il video e ascoltate le parole della canzone del San Francisco Gay Choir [3] che dice, in termini chiari e netti, «We’ll convert your children» (Convertiremo i vostri figli) e lo fa con la massima naturalezza e il tono beffardo di sfida, tipico di chi si sente e sa di essere in una posizione di vantaggio nei confronti di un nemico arroccato in difesa e accerchiato.
Alan Dunn, un mio caro amico che è un pastore e teologo che, nel corso degli ultimi venti e più anni è stato di grande aiuto e benedizione alla nostra chiesa, proprio su questo argomento ha scritto un articolo, breve ma molto denso, che spero vorrete leggere. Il titolo è La vera “conversione” che si nasconde dietro l’attuale preoccupazione per le terapie di conversione”, che pubblico qui di seguito e del quale metto un link in descrizione.
Il pastore Dunn dice, giustamente, che il compito e l’interesse dei cristiani non è quello di mutare i gusti o i comportamenti sessuali delle persone. La conversione cristiana non solo non ha nulla a che fare con le “terapie di conversione” ma non è affatto omologabile a una qualsiasi “terapia” ed è un tipo di conversione che non può essere prodotta in alcun modo con mezzi umani. Il ravvedimento autentico, la conversione cristiana, è un’opera di Dio, è un cambiamento che avviene al livello più profondo della persona umana e della sua coscienza, è il risultato di una unione e di una comunione che, per mezzo dello Spirito Santo, si instaura tra l’individuo e la persona di Gesù Cristo, lo stesso Gesù Cristo che è il Figlio di Dio incarnato, morto in croce, risuscitato e asceso al cielo. La conversione che, per grazia di Dio, abbiamo sperimentato e che predichiamo è qualcosa che va ben al di là del nostro controllo e della nostra gestione, ed è ciò che ha fatto di noi, dei peccatori perduti, peccatori salvati per grazia che hanno cominciato a camminare nella via della santificazione e dell’ubbidienza ai comandamenti di Cristo.
Leggete l’articolo del pastore Dunn che ci invita a fare attenzione a un tipo di conversione che è quella del paganesimo, quella di coloro che, sopprimendo la verità con la menzogna, hanno abbandonato il Creatore e si sono volti verso l’adorazione della creatura.
Qual è il vero pericolo del nostro tempo, tanto in questo campo quanto in molti altri? Alan lo dice nel suo articolo: non quello della cristianizzazione delle terapie di conversione, ma quello della paganizzazione della teologia.
[1] Si veda: https://www.treccani.it/vocabolario/conversione/
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_di_conversione
[3] https://www.youtube.com/watch?v=YW6p6z7yYlY. Ecco i versi iniziali della canzone: You think we’re sinful / You fight against our rights / You say we all lead lives you can’t respect / But you’re just frightened / You think that we’ll corrupt your kids / If our agenda goes unchecked / Funny, just this once, you’re correct / We’ll convert your children / Happens bit by bit / Quietly and subtlely / And you will barely notice it…