Tra i proponimenti di Jonathan Edwards ce ne sono alcuni che riguardano l’esame di coscienza e delle più intime motivazioni del cuore che intendeva fare a se stesso. Il ventiquattresimo è questo:
“Mi propongo, ogni volta che compirò un’azione molto malvagia, di esaminarmi per scoprirne la causa originale. Poi, starò molto attento a non farla più, a combattere e a pregare con tutta la mia forza contro la causa dalla quale ha tratto origine”.
Questo proponimento ci indica, prima di tutto, chi sia un santo autentico.
Un vero santo è una persona “normale”. Santo non è colui che non pecca o che ha raggiunto un tale stato in cui per lui (o per lei) non è più necessario supporre che non ci saranno altre occasioni in cui dovrà pentirsi di ciò che ha fatto e, con rammarico e dolore, confessare la propria colpa, prendere una nuova risoluzione di riparare il male fatto e di abbandonare quel comportamento.
La santità, per quanto ci riguarda e, perlomeno fino a quando saremo su questa terra, è un dono divino e uno stato in cui siamo mantenuti per grazia e in virtù della nostra unione con Cristo.
Non è impeccabilità, non è perfezione morale e non è nemmeno la pretesa di aver raggiunto uno stato tale di spiritualità o di beatitudine dal quale non è più possibile cadere.
Davide, l’uomo secondo il cuore di Dio, conobbe abissi di peccato e di alienazione inimmaginabili. Pietro, pur sicuro di sé e oltremodo fiducioso di essere capace di azioni eroiche per dimostrare la propria lealtà al suo Signore, precipitò in una spirale di vergogna, di paura e di vigliaccheria dal quale solo l’amore e la compassione di Cristo poterono recuperarlo. Ciò che accomuna questi due peccatori è il fatto che furono anche dei veri penitenti.
Un santo autentico, quindi, può essere un peccatore, ma il santo peccatore, sarà sempre anche un santo penitente.
Commettere il male, per un santo autentico, non è una “eventualità remota” o una “possibilità dalla bassa probabilità”. Purtroppo è una certezza e un fatto a cui bisogna essere preparati. Edwards, diversamente da come farebbe qualcuno di noi, non si esprime dicendo: «Se dovessi compiere un’azione molto malvagia…» perché egli conosce la corruzione del proprio cuore, sa di aver compiuto “azioni molto malvagie” nel passato ed è certo che, presto o tardi, magari in un momento di oscurità, di prova intensa, di tentazione, di sconforto… ne compirà delle altre.
Simul justus et peccator non era solo la condizione di Lutero o di Edwards, ma di ogni persona che, avendo creduto in Cristo ed essendo stata rigenerata dallo Spirito Santo, è stata dichiarata giusta da Dio ma si trova a dover ancora fare i conti con un “corpo del peccato” che continua a trascinarla verso il male e la ribellione.
Un santo autentico, pur essendo una persona che odia il peccato in ogni sua forma, non è totalmente scevro del peccato.
In secondo luogo questo proponimento ci insegna che, al cospetto del male presente in noi, dobbiamo andare oltre le apparenze e fuggire il pericolo della superficialità.
Molte volte le cose sono ben diverse da come possono apparire. Sebbene non sia per nulla facile, è sempre molto più importante comprendere quale sia stata la ragione profonda che sta all’origine di un certo comportamento, piuttosto che le contingenze che lo hanno reso possibile.
Potremmo considerare qualunque genere di peccato, ma per brevità e decenza mi soffermerò solo sulla trasgressione dell’ottavo comandamento: «Non rubare» e del peccato del furto.
Si dice che “l’occasione faccia l’uomo ladro”, ma non è affatto così. È il ladro che coglie l’occasione propizia per rubare e se l’occasione stessa non si dovesse presentare, egli la cerca e se la procura. Ma è ancora più importante comprendere perché quella persona ruba.
Lo fa perché ha fame e manca del necessario? Lo fa perché è insoddisfatta di ciò che possiede e perché brama avere di più? Lo fa perché invidia ciò che appartiene ad altri e ritiene che prendere ciò che rende felice il suo prossimo possa avere su di sé lo stesso effetto? Lo fa perché è piacevole provare l’emozione del proibito e l’effetto di una “scarica di adrenalina”? Lo fa apparentemente senza alcuna ragione precisa, per noia? Lo fa per odio, per il solo desiderio di distruggere e danneggiare qualcuno? Lo fa per pigrizia e perché trova più facile rubare che lavorare? Lo fa perché non crede che esiste un Dio che vede tutto e che retribuirà ogni cattiva azione compiuta dagli uomini?
Si potrebbe proseguire a lungo e sarebbe molto utile farlo ogniqualvolta ciascuno di noi compie “azioni molto malvagie” perché la via della guarigione dal male inizia dalla diagnosi corretta della sua origine.
Infine, questo proponimento c’insegna a fuggire la superficialità non solo nell’identificazione delle cause del male, ma anche nei rimedi da prendere per combattere ogni forma di male.
La diagnosi corretta impone un trattamento adeguato. Attenzione e cautela, determinazione a fuggire la tentazione e a combatterne le cause, preghiera intensa e vigilanza affinché non solo non si presentino nuovamente le circostanze favorevoli per commettere il peccato, ma che le stesse cause originanti siano identificate precocemente e rifiutate.
Andare alle radici del male per tagliarle è il modo migliore per essere certi che la pianta malvagia non produca frutti velenosi.
Com’è possibile farlo? Non ci sono scorciatoie. Bisogna conoscere la Scrittura, ma non basta. Bisogna conoscere Dio. Conoscere lui, “camminare con lui”, avere intimità e comunione col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e così potremo conoscere il nostro cuore mediante un’attenta osservazione, grande pazienza e onestà.
La fonte del male purtroppo continua a sgorgare nel nostro cuore, ma la buona notizia è che essendo stati giustificati dal Padre in virtù dell’opera del Figlio e dello Spirito Santo che ci ha rigenerati e ha impiantato nel nostro cuore il seme divino della fede e della santificazione, questa fonte avvelenata viene contenuta, in parte neutralizzata ed è destinata ad essere del tutto prosciugata nel giorno in cui “saremo simili a lui perché lo vedremo come egli è” (1 Gv. 3:2).
Nel frattempo e fino a quel giorno, come si proponeva di fare Edwards, stiamo molto attenti, combattiamo e preghiamo.