È infallibile solo chi non ha mai sbagliato, non sbaglia, non può sbagliare e mai sbaglierà. Infatti l’infallibilità, per essere tale, non può annoverare alcun fallimento né può ammettere la possibilità di commettere errori, né nel presente né nel futuro.
Se l’infallibilità dovesse essere attribuita a un essere umano o a una istituzione, dovrebbe riguardare primieramente i pensieri (o le idee), poi i modi e i mezzi della loro espressione (la comunicazione orale o scritta), la loro interpretazione (e i principi che la regolano) e l’esecuzione pratica (l’applicazione in ogni ambito di pertinenza). Un solo errore – anche minimo – a uno qualunque di questi livelli spezza la catena dell’infallibilità e compromette la credibilità del soggetto.
Così definita, è chiaro che l’infallibilità non appartiene all’umanità e che non può essere posseduta da alcun essere umano. Non è necessario ricorrere alla teologia e nemmeno a una concezione “pessimistica” della natura umana (quella di cui sono accusati frequentemente i Riformatori) per riconoscere che pensieri infallibili, parole infallibili, spiegazioni infallibili e azioni infallibili sono ben al di là delle possibilità umane. L’intuito più acuto, la conoscenza più informata, l’eloquio più chiaro e l’azione più coerente, nel migliore dei casi, sono sempre e sempre saranno soggetti a revisioni, correzioni e aggiustamenti, mentre, nel peggiore dei casi, dovranno essere sottoposti a cambiamenti e riformulazioni, se non a complete smentite.
Non v’è concetto teologico empiricamente dimostrabile, esperibile e misurabile più facilmente di quello della fallibilità degli esseri umani e di ogni istituzione in cui vi sia la presenza di persone che pensano, parlano, spiegano e agiscono. Le scienze umane, nel migliore dei casi, segnano un processo di avvicinamento, una tensione verso il vero, e solo in questo senso possiedono un certo grado di affidabilità.
Quindi, anche se esistesse un documento – ed esiste – considerato necessariamente infallibile, anche se esistesse qualcuno – ed esiste – che affermasse di essere infallibile almeno in certi momenti della sua attività, e se esistesse una istituzione – ed esiste – che affermasse di essere l’infallibile interprete del suddetto documento infallibile, non sarebbe difficile individuare un punto di rottura della catena dell’infallibilità. Tale rottura, infatti, si verificherà o quando dal documento infallibile (la Bibbia) si passerà alla formazione di pensieri e delle parole che li esprimono o, poi, quando dalle parole delle spiegazioni si passerà ai fatti e alla loro applicazione pratica.
A questo punto s’invocherà l’assistenza divina e la preservazione soprannaturale della “istituzione infallibile che interpreta infallibilmente la parola infallibile di Dio”, ma si sarà costretti ad ammettere che questa assistenza non può andare oltre e che non può tradursi in una pratica infallibile. Infatti è proprio sul banco di prova dell’esperienza che il proverbiale asino casca in modo plateale e non può più rialzarsi.
L’infallibilità può essere millantata sul piano delle idee e delle parole, ma non resiste quando viene sottoposta alla prova dell’esperienza. Osservate le azioni degli uomini che pretendono di essere infallibili nelle loro convinzioni e vedrete la fine dell’infallibilità!
L’infallibilità, se esiste, la si può trovare solo nel pensiero, nella comunicazione, nella spiegazione e nell’azione di Dio. L’infallibilità, dunque, è una virtù e un attributo della divinità. La Bibbia può essere riconosciuta infallibile solo nella misura in cui essa è riconosciuta come “la parola di Dio”, la sua interpretazione può essere infallibile solo se fatta conformemente a determinate regole certe e univoche. Quindi, una istituzione che afferma di essere infallibile ha anche l’onere di dimostrare di non avere mai errato in alcuna delle interpretazioni, delle comunicazioni e delle applicazioni della infallibile parola di Dio.
Ora, è estremamente facile dimostrare che nessuna chiesa abbia mai posseduto né possieda l’infallibilità.
A proposito della chiesa cattolica romana, Lutero lo disse molto chiaramente già nel 1521 nelle parole che pronunciò a propria difesa alla Dieta di Worms:
«A meno che non venga convinto da testimonianze delle scritture o da ragioni evidenti; poiché non confido né nel Papa, né nel solo Concilio, poiché è certo che essi hanno spesso errato e contraddetto loro stessi. Sono tenuto saldo dalle scritture da me addotte, e la mia coscienza è prigioniera dalla parola di Dio, ed io non posso ne voglio revocare alcunché, vedendo che non è sicuro o giusto agire contro la coscienza. Dio mi aiuti. Amen.»
E se esistessero – ed esistono – altre autorità ecclesiastiche, confessioni o denominazioni che pretendono di possedere l’infallibilità, commetterebbero il medesimo errore. La chiesa, la vera chiesa non può essere irriformabile perché non è infallibile. La vera chiesa è costantemente impegnata in un processo di riforma. Si sottomette alla verità e tende costantemente ad essa.
Se l’infallibilità è quindi irraggiungibile per gli uomini, dove possiamo trovare il conforto per essere certi di non essere sulla via sbagliata e che non troveremo un muro invalicabile alla fine del nostro percorso?
La risposta è: nella chiarezza e nella sufficienza della Scrittura. Ma di questo parlerò nei prossimi post.