La prima visualizzazione (non è molto corretto parlare di “foto”) di un buco nero, ci è giunta grazie alle straordinarie possibilità delle nuove tecnologie, al genio e alla perseveranza di un team internazionale di straordinari scienziati e – immagino – a bel po’ di fondi che sono stati ben investiti nella ricerca e per lo sviluppo che sono riusciti a produrre un radiotelescopio virtuale della grandezza del diametro terrestre.
Stupefacente!
Chi, tra noi, appassionato o del tutto profano in astronomia, non è stato colpito dall’immagine di quell’anello di luce immerso nel buio di una regione lontanissima dello spazio siderale e che, fino a poco tempo fa, sarebbe stato impensabile perfino immaginare?
Eppure è così. Mediante questa impresa davvero epocale, il genio del grande Albert Einstein è stato ancora una volta confermato da una prova sperimentale e l’umanità si è spinta in avanti, muovendo un ulteriore passo oltre i confini della propria conoscenza e offendo al mondo intero la piacevole sensazione che i limiti dell’ignoto si siano ristretti… seppure di un pochino solamente.
I pensieri che hanno affollato la mia mente sono stati molti e contrastanti.
Il primo ha riguardato le straordinarie potenzialità dell’ingegno umano e quali conquiste possano ottenere un certo numero di “cervelli” che si accordano per compiere un’impresa solo apparentemente impossibile. L’ordine divino di assoggettare la terra e di dominare sulla creazione (Ge. 1:28) si accompagna anche alla creazione delle possibilità affinché ciò avvenga. La Terra non è soltanto un luogo ospitale per la vita, ma anche il posto ideale per lo studio dell’universo e, guarda caso, anche quello in cui si trovano delle creature viventi che sono in grado di attuarlo! Tutto ciò non è cosa da poco. Non possiamo costruire una torre tanto alta da giungere in cielo, ma possiamo certamente puntare i nostri occhi sempre più lontano nel cielo, guardare un po’ oltre e meravigliarci di noi stessi e di quello che riusciremo a vedere.
Il secondo pensiero è stato quello che, intono a noi, ci sono cose che possiamo sforzarci ad immaginare, impegnarci a studiare e giungere a comprendere, ma che, nonostante ciò, non possiamo fare altro che “guardale e salutarle da lontano”. L’immagine del buco nero – spaventosamente grande e oltremodo lontano – dovrebbe avere l’effetto di umiliare il nostro orgoglio perché ci mostra anche quanto siamo limitati, piccoli, dispersi in una immensità che, ogni volta che cerchiamo di misurarla, non può che provocarci il capogiro. “Che cos’è l’uomo…?”, noi non siamo che polvere, ombre, un vapore che appare per un tempo e poi svanisce… noi siamo di ieri, e domani ce ne voleremo via, mentre ci sono realtà naturali che non possiamo nemmeno concepire quanto siano grandi e immense e quanto siano antiche e durevoli.
Infine ho pensato che l’universo è un luogo dove mistero e rivelazione, ignoto e conoscenza danzano al suono di una armoniosa melodia e che, ogni volta che ne contempliamo gli effetti rimaniamo attoniti e senza parole perché ci indicano qualcosa che nemmeno i sensi più raffinati e le tecnologie più avanzate potranno mai farci scoprire: un mondo che è, allo stesso tempo, crudele e meraviglioso, dove morte e oscurità si affiancano a vita e luce e che, ben oltre a tutto ciò, c’è Dio, che è il buon creatore e padre celeste che sorride e si compiace nel vedere gli sforzi delle sue creature che cercano di lambire i confini più estremi della sua infinità e che si rattrista poiché la sua Sapienza e la sua Scienza, rifiutate dagli uomini quando il Signore della gloria fu crocifisso, continuano ad esserlo ancora oggi mentre egli, risorto, continua a chiamare le sue creature a sé affinché credano all’Evangelo e si ravvedano dei loro peccati.
Aspettando il venerdì della eclissi della Luce del mondo e il sabato del silenzio del buco nero della morte, prepariamoci al canto di trionfo della luce della domenica della risurrezione!