«Dal sol levante fino al ponente sia lodato il nome del SIGNORE.» (Salmi 113:3)
«Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa.» (2 Corinzi 9:14)
La chiesa è una perché è la sposa di Cristo, e Cristo è monogamo!
La chiesa è santa perché è il corpo di Cristo ed essa è unita a Cristo, unico capo che santifica tutto il corpo!
La chiesa è apostolica perché è il tempio e l’edificio di Dio, costruita sull’unica pietra del fondamento che è Cristo! Essa si poggia interamente sul Signore che ha soffiato lo Spirito sui suoi apostoli affinché mettessero per iscritto, senza errore, la sua dottrina, tramandandola ai santi una volta per sempre in modo sufficiente e completo nel Nuovo Testamento. È così che gli apostoli divennero parte del fondamento sul quale è detto che la chiesa è edificata.
E la chiesa è anche cattolica, ovvero “universale”, vale a dire che è composta da uomini e donne di ogni etnia, di ogni ceto sociale e di ogni condizione che sono vissuti e che vivranno in ogni tempo, fino alla fine della storia! Quest’ultimo attributo della chiesa è stato (ed è) generalmente collegato ad alcuni particularia dottrinali, condizionato all’accettazione di certi dogmi specifici e concesso – quale marchio di “controllo di qualità” – solamente a chi si mantiene in “comunione” (si legga: ubbidisce e si sottomette) con un vescovo in particolare (quello di Roma).
Rifiuto questa idea falsa e faziosa della cattolicità. Essa è ben altro!
Il testo del Salmo 113 parla delle lodi rivolte al Signore in tutto il mondo, dal sorgere del sole fino al suo tramontare, su ogni millimetro quadro della superficie terrestre. Questa è la speranza escatologica del cristianesimo perché, in effetti, fino a oggi ci sono ancora tanti – troppi – gruppi etnici presso i quali non si sono stabilite “chiese indigene” (a questo proposito seguite le indicazioni per la preghiera di Joshua Project). Ma i cristiani, proprio come le lucertole di Proverbi 30:28, potete trovarli dappertutto! Dalla Nuova Zelanda fino alle isole più remote del Pacifico, in ogni ora del giorno, c’è qualcuno che loda ed esalta il nome di Cristo! E con buona pace di chi ne ha predetto l’estinzione o ha operato affinché la chiesa fosse spazzata via, come ha detto il Signore, essa è destinata a sopravvivere a ogni prova, flagello, guerra, carestia, epidemia e persecuzione, fino alla fine del mondo (Matteo 16:18).
Anzi, il numero dei cristiani è destinato a crescere fino a quanto l’ultimo degli eletti, appartenente alla più remota tribù nel luogo più distante del globo, non sarà chiamato efficacemente dallo Spirito Santo e, così, “tutto Israele sarà salvato”. Purtroppo questo è un aspetto della cattolicità della chiesa che appartiene al “non ancora”.
Ma c’è un senso della cattolicità della chiesa che è “già” stato realizzato e che è ben visibile. Di questo se ne parla nel testo di 2 Corinzi 9:14.
I credenti macedoni non avevano mai incontrato quelli di Corinto, li conoscevano indirettamente, soltanto per mezzo della testimonianza di fratelli in comune. Eppure si interessavano alla loro condizione, pregavano per loro, li amavano perché partecipavano alla medesima grazia, quella annunciata dal Vangelo di Gesù Cristo. A loro volta, i credenti di Corinto ricambiavano questo amore in modo pratico e destinavano parte dei loro beni, offrendo regolarmente, generosamente e con sacrificio per alleviare le sofferenze dei loro fratelli della Macedonia.
Posso testimoniare che, nel tempo della prova che si sta verificando su tutta la terra, grazie ai contatti intrattenuti con altre chiese evangeliche di tutto il mondo, l’autentica cattolicità della chiesa sta emergendo in tutta la sua bellezza come vera comunione e amore sincero tra i membri della stessa famiglia, accomunati non da un rito religioso (un battesimo comunque amministrato), né da una connessione reale o presunta con una certa tradizione religiosa o l’adesione formale a certi “standard dottrinali”, ma dalla rigenerazione spirituale e dalla medesima passione per l’evangelizzazione del mondo e l’edificazione di tutte le chiese locali disperse sulla faccia della terra.
Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, allorché abbiamo sentito delle sofferenze, della testimonianza e del coraggio dei nostri fratelli di Wuhan, in Cina, la chiesa in Occidente ha cominciato a pregare e a mobilitarsi per aiutare in qualche modo quello che, all’inizio, si pensava fosse un pericolo lontano e che si sperava rimanesse localizzato. Tuttavia, adesso che il mondo ha preso coscienza che nessuno può sentirsi immune dal pericolo di questo nemico invisibile, ricevo quotidianamente lettere d’incoraggiamento accompagnate dall’assicurazione della preghiera d’intercessione in nostro favore da parte di chiese e di credenti che vivono nelle parti più Occidentali del pianeta.
Mentre il Coronavirus prosegue inesorabilmente il suo viaggio dall’Oriente verso l’Occidente, uno tsunami di preghiera, di solidarietà e di amore fraterno si muove in senso opposto da Ovest verso Est (e viceversa).
Anche tra noi stessi, chiese più o meno piccole del Nord e del Sud dell’Italia e dell’Europa si sta verificando la stessa “circolazione” di notizie, preghiere e solidarietà e, dappertutto, si moltiplicano le iniziative per unirsi a invocare Dio in una supplica straordinaria.
In particolare segnalo l’iniziativa dell’Alleanza Evangelica Italiana che ha raccolto l’adesione della gran parte delle chiese evangelicali italiane. Ma ne sono state lanciate anche altre molto interessanti e incoraggianti. Cosi, il prossimo 22 marzo, le chiese evangeliche di tutto il mondo, generalmente poco solidali e ben divise, si presenteranno unite al trono della grazia di Dio.
Oggi, molto più di prima, ci sentiamo davvero “tutti sulla stessa barca”. E la barca è nella tempesta, minacciata da venti impetuosi e da flutti possenti, ma Cristo è con noi ed egli può pronunciare la sua parola per fermare il vento, il mare e il virus.
Questo è il momento della preghiera continua, incessante e importuna. Questo è il momento in cui la chiesa intera, a una sola voce, è convocata presso il trono della grazia per lodare il Signore dal sorgere del sole fino al suo tramonto, ma anche per intercedere e gridare a Dio in favore di tutti gli uomini e di tutti i fratelli, mentre egli, che siede sovrano nei cieli, compie i suoi piani di grazia e di giudizio nel mondo.