Di Alan Dunn
Stiamo assistendo a una rinnovata preoccupazione e persino a una certa misura di conflitto intorno ad alcune pratiche che sono state definite “terapie di conversione”. Questo problema sta rapidamente diventando la “pietra di paragone” usata da molti per valutare il cristianesimo conservatore (evangelicale). L’opinione espressa nei confronti dell’omosessualità, ormai, è divenuta il fulcro su cui si fanno ruotare tutte le altre questioni. Gli attuali “influencer culturali” giudicano che i cristiani come noi, ovvero quelli che hanno un concetto alto della Bibbia, perché la considerano plenariamente e verbalmente ispirata, sono persone che diffondono odio per il fatto che ci rifiutiamo di approvare l’omosessualità. La disapprovazione sociale nei confronti dei cristiani si sta intensificando, come testimoniato dalla recente legislazione approvata in Canada e dal fatto che statuti simili sono già stati emanati in Gran Bretagna, in Germania e in altre nazioni europee e in molti degli stati americani, sia degli Stati Uniti, sia dell’America Latina. Mentre questo dibattito culturale procede, i cristiani hanno il dovere di esprimersi con chiarezza biblica. Assistiamo a uno scontro al livello della coscienza tra persone che sono di opinioni opposte. La cultura secolare indica l’etica del sesto comandamento: non uccidere. Il cristiano, a sua volta, indica l’etica del settimo comandamento: non commettere adulterio. Tuttavia, la norma etica realmente in questione è quella ben più fondamentale del primo e del secondo comandamento[1].
Le terapie sono fuori discussione
Le cosiddette “terapie di conversione” hanno avuto origine, non nella Scrittura, ma dalla pratica psicoanalitica freudiana, hanno assunto varie forme e sono state modificate da altri terapeuti. Le “terapie di conversione” sorsero in un’epoca in cui l’omosessualità era considerata una malattia da trattare con delle cure mediche, e ciò ne spiega il nome. Tra l’inizio e la metà del XX secolo, sulle persone omosessuali, si praticavano dei trattamenti diretti a trasformarle in eterosessuali. Per molti aspetti, le tecniche impiegate erano dannose e disumane e gli psichiatri hanno smesso di usarle, mentre i cristiani non le hanno mai usate. I tentativi della psicologia di confrontarsi con l’omosessualità si sono trasformati di pari passo con la devoluzione dei costumi sociali riguardanti la sessualità umana. Oggi, l’omosessualità non viene più ritenuta come qualcosa da cui bisogna essere curati. Non c’è bisogno di alcuna terapia.
Tre tipi di conversione
Ciò su cui oggi si discute è le questione della “conversione”. “Convertire” significa “cambiare una cosa in un’altra”, “trasformare qualcosa in qualcos’altro”, “svoltare e andare nella direzione opposta”. Quando sentiamo il termine “conversione” lo associamo subito alla “religione”, ed è giusto che sia così. Per tutto il secolo scorso, e anche oltre, persone convintamente religiose hanno avuto un ruolo nel dibattito culturale sull’omosessualità e sulle “terapie di conversione”. Avendo deposto e abbandonato il primo senso in cui si intende la conversione (quello usato nelle “terapie di conversione), bisogna ancora fare i conti con altri due significati del termine, che sono pertinenti a questa discussione, e bisogna notare che entrambi sono termini religiosi. Uno descrive la conversione che è caratteristica del cristianesimo biblico. L’altro la conversione che è caratteristica del paganesimo[2]. Se, da un lato, non possiamo equiparare le terapie di conversione alla conversione cristiana, d’altra parte, però, percepiamo la conversione pagana come la vera conversione che sta sotto la preoccupazione contemporanea per la cosiddetta terapia di conversione cristiana. La conversione pagana è altrettanto teologica e marcatamente religiosa quanto la conversione cristiana.
La conversione cristiana è una trasformazione che è molto più profonda del mero e schietto cambiamento di un omosessuale in un eterosessuale. Inoltre, le tecniche delle terapie di conversione non potrebbero mai essere impiegate da qualsiasi ministero biblico autentico e fedele. La conversione cristiana è un passaggio dalla morte alla vita per effetto di un intervento e a causa di un’opera soprannaturale di Dio. Implica la risurrezione di un peccatore spiritualmente morto a una vita vissuta in unione e comunione con Gesù Cristo, crocifisso e risorto. I cristiani convertiti esprimono questa conversione operata dallo Spirito in una dinamica definitiva e continua di pentimento e fede mentre vivono la loro nuova relazione con Gesù che è divenuto il loro Signore e Dio. Il nucleo di questa fedeltà consiste in un’adorante devozione a Gesù Cristo risorto, la stessa persona che Tommaso confessò in Giovanni 20:28 come «mio Signore e mio Dio»! Il punto cruciale della conversione cristiana è questo cambiamento teologico e morale che porta una persona a obbedire al primo e al secondo Comandamento adorando e servendo Gesù Cristo come Signore e Dio.
In contrasto con la conversione cristiana, Paolo ci informa di un terzo tipo di conversione, che è quella caratteristica del paganesimo. La conversione pagana è la vera conversione che sta dietro la preoccupazione della cultura contemporanea nei confronti delle terapie di conversione che, artificiosamente o per confusione, è stata erroneamente associata a ciò che i cristiani insegnano e praticano. Paolo descrive questa conversione pagana in Romani 1:25 che recita: «hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen». Il termine tradotto con “mutato” indica una conversione. Come la conversione cristiana, la conversione pagana ha a che fare con l’adorare e il servire, cioè dare la propria devozione e fedeltà a una divinità. Invece di onorare e ringraziare Dio come suo Creatore (Ro. 1:21), il pagano dirige il proprio culto religioso, e di conseguenza il servizio della sua vita, a ciò che non è Dio: la creatura. Il culto della creatura è idolatria. L’idolatria è il nostro peccato fondamentale che si manifesta, in modo davvero curioso, nella nostra sessualità e giunge a influenzare ogni aspetto della nostra umanità.
Cinque domande
Mi vengono in mente alcune domande.
La prima è: com’è che i pagani hanno fatto questo scambio? Per giungere a sostituire l’adorazione del Creatore con quella nei confronti della creatura, è stato necessario fare un altro scambio, precedente e fondamentale, quello della verità di Dio con una [“la”] menzogna[3]. Il Creatore, che è il nostro Legislatore e Giudice, comandò ad Adamo di non mangiare il frutto di un certo albero e lo avvertì, perché nel giorno in cui l’avesse mangiato sarebbe morto (Gen 2:17). “La menzogna” si riferisce all’ingannevole manipolazione delle parole di Dio compiuta da Satana di cui leggiamo in in Genesi 3:4, dove lo sentiamo affermare: «No, non morirete affatto». La menzogna di Satana presuppone una rappresentazione falsa e calunniosa di Dio, che è l’essenza dell’idolatria. Il presupposto che sostiene e giace dietro la menzogna è che Dio non è né buono né giusto. Se si crede a questa calunnia nei confronti di Dio, possiamo dedurre che gli si può disobbedire e che egli non ci punirà, perché non è giusto. Chi crede alla menzogna si aggrappa alla speranza ingannevole che è possibile sfuggire alla giustizia divina, che richiede la punizione di colui che commette il peccato. Ciò che motiva interiormente il pagano è questa falsa fiducia che gli fa ritenere che non sarà giudicato da Dio, sebbene sappia «che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte» (Ro. 1:32). L’idolatria offre la possibilità di avere un dio che non ritenga gli uomini responsabili dei loro atti malvagi che li rendono meritevoli della morte. Gli idoli creati dall’uomo sono molto più gestibili e tolleranti nei confronti del peccato rispetto a quanto lo è il Creatore, il Legislatore e il Giudice dell’universo.
Ecco una seconda domanda. Il fatto che qualcuno possa sostituire il Creatore con la creatura, non presuppone che quella stessa persona, prima di quella conversione al paganesimo, si trovasse già in un qualche tipo di rapporto con il Creatore? Certamente sì! Si trovava in una relazione di ribellione. Dio è naturalmente in relazione con gli uomini, perché è il loro Creatore. Egli si è rivelato più che adeguatamente agli uomini nella creazione (Ro. 1:19-20) e nella coscienza (Ro. 1:32; 2:15). Il problema non è il fallimento di Dio nel rivelarsi come tale. Il problema è cosa ne fanno gli uomini della conoscenza di Dio di cui sono in possesso. La risposta è che essi «Soffocano la verità con l’ingiustizia» (Ro. 1:18). Avete mai provato a tenere un pallone sott’acqua? Non appena smettete di premerlo verso il fondo, salta su! I tentativi dell’uomo di sopprimere l’auto-rivelazione di Dio falliscono costantemente. Salta su! E non appena lo fa, gli uomini si premurano a cercare di inabissare e tacitare quella presenza inquietante ma, alla fine, sono gli uomini a perdere la partita. La rivelazione delle «sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili» (Rm 1:20). Che cosa ha a che fare un ribelle con questa conoscenza inescusabile di Dio come suo Creatore, Legislatore e Giudice? Se si è abbandonato alla menzogna e al pensiero che, alla fine, potrà sfuggire al giudizio di Dio, si costruisce un nuovo dio, fatto a propria immagine! Subisce una conversione teologica al paganesimo e sostituisce il Creatore con la creatura.
La terza domanda è: cosa c’entra tutta questa teologia con la nostra sessualità? Così come la risposta alla prima domanda ci ha riportati alla Genesi, così è con la risposta a quest’altra domanda. «Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Gen 1,27). Mosè afferma con forza la realtà essenziale di chi siamo come esseri umani. Siamo l’immagine eterosessuale di Dio, maschio e femmina. Dio è vicino alla nostra sessualità che esprime in modo innato la nostra creaturalità definita teologicamente come immagine di Dio. I punti di vista religiosi e biblici hanno una voce legittima nella discussione sulla sessualità umana a causa del fatto inevitabile che la sessualità umana ha un significato teologico. Nell’esprimere la nostra sessualità noi facciamo delle affermazioni teologiche profonde. Sia l’eterosessuale che l’omosessuale mettono in atto, sessualmente, le rispettive convinzioni teologiche.
In quarto luogo, quali sono le implicazioni teologiche dell’immagine di Dio maschile e femminile che adora e serve ciò che non è Dio? Insieme alla rivelazione di se stesso come il buon Creatore, Dio si rivela anche come il giusto Giudice. L’ira di Dio si rivela (Rm 1:18) ai ribelli che portano la sua immagine. Morte[4]. Come si manifesta questa ira mortale? Non dovrebbe sorprenderci il fatto che si manifesti proprio nella nostra sessualità, che è l’aspetto teologicamente più significativo dell’essere stati creati a immagine di Dio, maschio e femmina. Nella sua ira, Dio si separa dalle sue creature, portatrici della sua immagine espressa nei due generi. La sua assenza, sostituita con la presenza di idoli, si vede nella nostra sessualità. Paolo indica tre “abbandoni” di Dio ripetendo la frase: “Dio li ha abbandonati”. In Romani 1:24 vediamo Dio che abbandona gli uomini alla promiscuità sessuale; nel versetto 26, alla perversione sessuale; e nel versetto 28, a una specie di follia morale che irretisce gli uomini in una moltitudine di immoralità di ogni genere e sorta (vv. 28-32). Vediamo l’ira di Dio nella disordinata dissoluzione dell’ordine originale di Dio per i generi e la vita creata. Sebbene gli uomini siano consapevoli che nel mondo ci sono tantissime cose sbagliate (v. 32), continuano a sopprimere e scambiare la verità con la menzogna, mentre il tempo scorre approssimandoli sempre di più al giorno in cui l’ira e il giusto giudizio di Dio saranno rivelati (Ro. 2:5).
Infine, perché ci troviamo in questa temperie sulle terapie di conversione? È solo l’ultima delle battaglie di una guerra che è ben più antica (Gen 3:15). Questa contesa sull’etica e la morale sessuale è in realtà un conflitto teologico e religioso. Riguarda le realtà fondamentali dell’esistenza di Dio e della natura dell’uomo come sua creatura creata maschio e femmina a sua immagine. Le parti opposte si dividono al livello delle rispettive teologie. Il peccato sessuale, sia esso promiscuità o perversione, è l’evidenza dell’ira presente che precede il giorno dell’ira futura. Se ci troviamo al cospetto del pericolo e di una minaccia, questi non sono costituiti da una cristianizzazione delle terapie di conversione, ma della paganizzazione della teologia.
Invitiamo i convertiti al paganesimo a convertirsi a Cristo
Paolo si precipita premurosamente in questo scenario tragico per predicare il Vangelo della grazia salvifica di Dio in Cristo (Rm 1,15-17). Come risponderanno gli uomini? Quando Dio si presentò ad Adamo dopo che questi aveva disubbidito, Adamo fraintese l’approccio di Dio. Adamo si cucì addosso una cintura di foglie di fico per coprire il suo senso di vergogna e la propria colpa, e poi fuggì da Dio. Quando Dio lo chiamò a rendere conto, cercò di far cadere la responsabilità sulla donna e, in definitiva, su Dio stesso che gliel’aveva data. Ma dovette affrontare la verità: aveva mangiato il frutto. Era colpevole. Meritava la morte. Sì, Dio è venuto con il suo giusto giudizio, ma anche con la sua grazia salvifica, qualcosa che Adamo non avrebbe mai potuto immaginare. Dio volle preservare il buon ordine originale della creazione e lanciò il suo programma di grazia salvifica che ha raggiunto il suo culmine nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Oggi sono in molti coloro che, come Adamo, dopo aver sostituito la verità di Dio con la menzogna, interpretano male l’attuale approccio di Dio nei loro confronti. Sembra inconcepibile, ma è vero. Nell’annuncio del Vangelo, Dio si avvicina ai peccatori con la buona novella della vita di riconciliazione, restaurazione e risurrezione. Dobbiamo avvertire i nostri familiari e i nostri amici pagani a non interpretare erroneamente l’approccio di Dio agli uomini nel suo Vangelo. Dio si rivela nella creazione e nella coscienza. Si rivela con la sua ira. Ma egli rivela anche la sua benignità salvifica nel Vangelo di Gesù Cristo. Dobbiamo esortare gli uomini affinché non cerchino di coprirsi con le futili foglie di fico delle confutazioni intellettuali dell’esistenza di Dio o delle religioni non bibliche. Dobbiamo invitarli a smetterla di cercare di fuggire lontano da Dio. Devono sapere che alla fine è impossibile sfuggire al suo giudizio. Dobbiamo spiegare loro il significato della vita, della morte e della risurrezione di Gesù, così come ci viene spiegato e interpretato dalla Scrittura. Hanno bisogno di sapere che oggi è il giorno della salvezza. Dobbiamo supplicarli, nel nome di Cristo, a riconciliarsi con Dio (Cfr. 2 Cor. 5:18-6:2). Dobbiamo aiutare la nostra famiglia e i nostri amici a scorgere quanto sia vana ed eternamente distruttiva l’idolatria e usare ogni argomento e mezzo legittimi affinché offrano la loro devozione e la loro lealtà a Cristo, e non alle creature. Dobbiamo richiamare i convertiti al paganesimo affinché si convertano a Cristo. Affinché anche di altri si possa dire che si sono «convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente» (1 Tess. 1:9-10).
[1] Il primo e il secondo comandamento recitano: «Non avere altri dèi oltre a me. Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.» (Es. 20:3-6).
[2] Sebbene il paganesimo abbia spesso i suoi peculiari rituali religiosi, è fondamentalmente una peculiare visione della realtà. Il paganesimo vede la realtà come costituita da un ordine dell’essere. La Scrittura presenta due ordini di essere: l’essere del Creatore e l’essere di tutto il resto: la creazione. Genesi 1:1, «In principio, Dio creò i cieli e la terra», è una delle frasi più importanti che siano mai state scritte. Il panteismo del paganesimo, “tutto è Dio” e il panenteismo, “tutto è in Dio e Dio è in tutto”, sono negazioni di Dio come Creatore. Se Dio esiste, esiste nello stesso ordine di essere di tutto il resto, magari un po’ più in alto su una specie di scala dell’essere. Il paganesimo, spesso, pretende di aiutare gli uomini a salire di uno o due gradini e, alla fine, di raggiungere una deificazione ontologica. Il paganesimo è un inganno mortale (vedi 1 Tm 4,1-5). La Scrittura, oltre a parlarci del Creatore trascendente, ci parla anche di una trascendenza creata, un regno soprannaturale, dove esistono esseri creati immateriali ma personali. Coloro che negano il Creatore, come le persone secolarizzate non religiose o come pagani religiosi, sono inconsapevolmente influenzati da queste creature (angeli e demoni). Alcuni pagani religiosi cercano intenzionalmente di impegnarsi con questi esseri attraverso rituali e vari metodi per ottenere esperienze mistiche di “illuminazione”. Potrebbero pensare che tali esperienze siano incontri con “Dio” quando, in realtà, stanno incontrando le dimensione del demoniaco. L’intero progetto pagano, laico o religioso, si basa sul presupposto che “Dio” non è il nostro Creatore. Il pagano pensa che qualunque sia la realtà, essa può esistere senza l’esistenza del Dio Creatore, che tuttavia si rivela nella creazione, nella coscienza e nella Scrittura.
[3] L’articolo determinativo, “il”, è nel testo greco. Vedi la New King James Version che è una delle poche traduzioni che legge la bugia piuttosto che una bugia.
[4] La morte non è annientamento. È essenzialmente una separazione, un taglio di tutto ciò che Dio ha originariamente creato per vivere in armoniosa unità. La morte disconnette le unità della creazione. Rompe ciò che Dio ha reso intatto. Inverte e capovolge l’ordine della creazione. Provoca disordine, dissoluzione, decreazione. La morte che Paolo descrive in Romani 1 è una separazione da Dio stesso.