In certi momenti m’immagino camminare sulla cresta di una montagna altissima e mi vedo percorrere un sentiero strettissimo e pericolosissimo che fa da spartiacque. A destra e a sinistra vi sono due scarpate ripidissime, due abissi. Mentre cammino cerco di tenere lo sguardo ben fisso sul mio sentiero e mi sforzo a guardare in avanti. Spesso, però, sono costretto a fermarmi e non posso fare a meno di guardare in basso, da un lato e dall’altro.
Ma le due visioni sono molto diverse.
L’una è amena e attraente, maestosa e misteriosa, lo sguardo si perde nel contemplarla e l’occhio, consapevole che vi è infinitamente di più di ciò che riesce a scorgere, cerca di fissarsi su qualche particolare per cogliere qualcosa in più del paesaggio. A questa vista il cuore si riscalda e calde lacrime di gioia e stupore rigano il mio volto.
Questo abisso è Dio e la sua natura. Oh, la meraviglia della santità, della sapienza, della verità, della giustizia, della bontà, della fedeltà e dell’amore di Dio: infinito, eterno e immutabile! Vorrei perdermi in questa visione, vorrei lanciarmi in questo abisso, vorrei riuscire ad abbracciarlo con il mio sguardo, scandagliarlo con la mia intelligenza e scoprirne ogni dettaglio… ma è impossibile. L’Infinito, l’Eterno, l’Immutabile è al di là delle possibilità di una creatura limitata, schiava del tempo e incamminata nella via del tramonto.
L’altra visione è cupa e spaventosa, fatta di tenebre e fiamme, ugualmente misteriosa, ma ripugnante. L’occhio vorrebbe fuggire da essa e l’intero corpo allontanarsi dal pericolo di cadervi… ma il sentiero è talmente angusto da non consentirlo. Essa farà sempre da contrappunto all’altra, continuerà a suscitare terrore e ripugnanza, odio e ribrezzo e, a volte, farà anche sorgere dei dubbi: com’è possibile che esista un tale abisso, così diverso dall’altro? Perché esiste?
Quest’altro abisso è il cuore dell’uomo naturale. È il mio cuore e il cuore di tutti gli altri peccatori che hanno camminato e che camminano su questo mondo. Oh quanto è grande l’ignoranza, la ribellione, l’ipocrisia, l’orgoglio, l’inganno, l’egoismo e quanto è pervasiva la morte e profonda la corruzione che accompagnano la schiavitù del peccato!
La vita cristiana è il cammino sullo spartiacque: per giungere alla meta si deve procedere, ma è necessario non smettere di vedere con chiarezza e continuamente i due abissi. Il luogo privilegiato per una tale visione è la croce di Cristo.
Morente sulla croce talor mi par davver,
La santa tua persona dinanzi a me veder.
E allora il doppio abisso misura muto il cor,
Del mio peccato orrendo e del tuo immenso amor!