No, non si tratta di un errore, ma di un composto aplologico detto anche “parola macedonia“, ovvero di un neologismo creato dall’unione di due parole: “papa” (nella fattispecie il papa regnante, Jorge Mario Bergoglio) e il sostantivo “popolarità”.
Nelle mie intenzioni, papalarità, desidera descrivere il modo in cui l’attuale vescovo di Roma riesce a mantenere e accrescere il consenso di ogni genere di uditore. Bergoglio riesce a essere papalare perché dice sempre quello che la gente vuole sentire, cercando di compiacere il maggior numero di persone possibile, anche a costo di piegare fatti e principi affinché si adattino ai propri scopi.
Se la popolarità era l’obiettivo perseguito dagli antichi retori del mondo greco e romano, e se essa è la chimera inseguita dalla gran parte dei politici ed è il “pane quotidiano” di uomini e donne dello spettacolo, blogger, influencer e di chiunque voglia fare qualche soldino sfruttando la propria immagine, solo un papa può essere papalare! 🙂
Un esempio recente e molto eloquente di papalarità si trova nella risposta che papa Bergoglio ha dato a uno studente di un liceo romano lo scorso 20 dicembre che gli chiedeva quale argomento fondamentale avrebbe usato per convincere un ateo a credere.
La risposta:
«Davanti a un non credente l’ultima cosa che devo fare è cercare di convincerlo. Mai. L’ultima cosa che devo fare è parlare».
Poi ha continuato col dire che chi non crede dev’essere risvegliato dal modo coerente con cui il credente vive la fede e ha citato papa Ratzinger dicendo che la chiesa “cresce per attrazione, per testimonianza”. Quindi ha fatto una tirata contro il “proselitismo” dichiarando che:
«Se qualcuno dice di essere discepolo di Gesù e ti viene col proselitismo, questo non è discepolo di Gesù»
Quindi il proselitismo è una brutta cosa, non è cristiano chi fa proseliti. Non bisogna cercare di persuadere nessuno usando argomenti e parole, e non bisogna esercitare alcuna forma di “pressione”, ma limitarsi a mostrare in modo pratico la propria fede e indirizzando la gente a leggere il Vangelo.
In una risposta precedente era stato perfino più esplicito riferendosi all’atteggiamento da lui tenuto in Argentina al cospetto di persone che professavano una fede diversa:
«Non mi veniva in mente e non deve essere così di dire a un ragazzo o a una ragazza: “Tu sei ebreo, tu sei musulmano: vieni, convertiti!”. Tu sii coerente con la tua fede e quella coerenza è quella che ti farà maturare. Non siamo nei tempi delle crociate».
Quindi, nessuno dev’essere esortato al ravvedimento al cambiamento perché… “non siamo nei tempi delle crociate”. Boom! Scoppio di papalarità! Chi vorrebbe il ritorno delle crociate? Abbasso la guerra santa!
Ora, crociate a parte, poiché nulla avevano a che fare con quello che ha comandato di fare Gesù e che hanno praticato gli apostoli e tutti i missionari fedeli nel corso dei secoli, papa Francesco sta dicendo la verità?
No!
Gesù non ci ha ordinato soltanto di “vivere i suoi comandamenti” al cospetto del mondo che ci osserva ma, prima di tutto, di predicare l’Evangelo a ogni creatura e di fare discepoli uomini e donne tra tutti i popoli battezzandoli e istruendoli. Quindi, è stato proprio il Signore Gesù Cristo a ordinarci di fare proseliti che, secondo l’etimo del nome significa “nuovo venuto” – in questo caso – alla nuova fede. Tutti conoscono Matteo 28:18-20.
Inoltre, l’apostolo Paolo a Corinto “persuadeva Giudei e Greci” (Atti 18:4), e proprio di questo fu accusato (Atti 18:13) e questo fece fino alla fine del proprio ministero anche a Roma (si veda Atti 28:23-24). Quanto poi al fare “pressione”, lo stesso apostolo, scrive a Timoteo parole inequivocabili:
«Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio» (2 Timoteo 4:1-4)
Queste sole parole fanno a pezzi i papali consigli, ma d’altronde si sa, Paolo è stato un vero missionario e teologo e non era papa… e nemmeno popolare.