…e perché non sono nemmeno un materialista.
Vorrei chiarire subito che, sebbene io non sia un complottista, non sono tanto ingenuo da negare l’esistenza di complotti e il fatto che, nel mondo, sono sempre state presenti e operanti forze oscure che hanno cercato l’interesse di pochi anche a discapito del benessere dei più.
Allo stesso tempo voglio chiarire che il mio rifiuto del materialismo come sistema filosofico e visione del mondo non mi impedisce di essere una persona che ama e apprezza la scienza e che ritiene il progresso nella comprensione e nella conoscenza del mondo non solo come una vocazione umana degna del massimo rispetto, ma anche un dovere al quale tutti dovrebbero contribuire.
Il mio distacco dalle narrazioni del complottismo e del materialismo scientifico è dovuto alla medesima ragione: le giudico spiegazioni troppo semplici e incomplete della realtà.
A prima vista potrebbe non apparire così perché “l’uomo della strada” non può che rimanere interdetto e confuso al cospetto della minuziosa collocazione dei vari pezzi dei puzzle assemblati dai vari complottisti (che abbondano per numero e varietà di posizioni). Allo stesso modo, le sottili e raffinatissime spiegazioni della biologia molecolare, della matematica, e della virologia (ammesso che gli scienziati coinvolti parlino a una sola voce) non possono che lasciare stupefatti e confusi la gran parte di noi.
Ma la questione, a modesto avviso di questo discredente, deve porsi su un piano diverso. Esattamente quello di cui Francis Schaeffer ha parlato in un bellissimo capitolo del libro Morte nella città che ha per titolo “L’universo e le due sedie”.
In quel capitolo Schaeffer propone una semplificazione estrema, ma accurata, dell’universo in cui viviamo, paragonandolo a una stanza senza aperture. Allo stesso modo riduce gli abitanti di questo universo a due soli esseri umani, seduti ciascuno sulla propria sedia. Quei due rappresentano il materialista e il teista (o il credente nel Dio della Bibbia).
Il primo studia la stanza nei minimi dettagli e si sforza di capire il funzionamento di tutto ciò che essa contiene. Il secondo studia la sua Bibbia.
Quando il primo conclude i suoi studi li consegna al secondo che si mostra molto interessato, li legge avidamente e lo ringrazia per il lavoro compiuto. Ma poi fa un commento che lascia di stucco il materialista perché gli dice:
«Bene, questo è un lavoro notevole. Mi hai detto realmente una gran quantità di cose sul mio universo che non avrei conosciuto altrimenti. Comunque, amico mio, questo è tutto molto bello, ma è fortemente incompleto».
Mi sento di rispondere allo stesso modo sia ai più acuti e lungimiranti complottisti, sia ai più coerenti e laboriosi scienziati materialisti. E ciò perché credo che le forze operanti in questo mondo non sono solo quelle fisiche e naturali, né quelle della volontà (buona o perversa) degli uomini, ma – per dirla con le parole del saggio Salomone:
«Sopra un uomo in alto veglia uno che sta più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo» (Ecclesiaste 5:8).
Escludere l’esistenza del trascendente e la possibilità dell’intromissione divina nel mondo naturale non è una posizione scientifica, ma un pregiudizio.
Allo stesso modo, ritenere che il mondo sia alla mercé di un numero di persone che, per puro interesse o per semplice malignità, non si fanno scrupolo di seminare miseria e morte, è un altro pregiudizio – sebbene di natura opposta – che nega “al Dio che è là” (per usare un’altra espressione cara a Schaeffer) la sua posizione di sovrano assoluto e di Dio Altissimo, nell’universo.
Perché non sono un complottista… e nemmeno un materialista? Per varie ragioni.
La prima è che al presupposto ateistico, oppongo quello teistico. Punto! La Bibbia non cerca in alcun modo di “provare l’esistenza di Dio”, la presuppone e la dà per scontata. Così faccio anch’io. Sono consapevole di non poter dimostrare l’esistenza di Dio e non ci provo nemmeno. Ma se qualcuno può dimostrarmi la sua non esistenza, si faccia pure avanti.
In secondo luogo, perché. sebbene non abbia prove definitive, ho un cumulo di indizi che mi accertano che la mia posizione non è né ingenua, né peregrina. E ciò non in quanto “credente”, ma proprio perché appartenente alla “razza umana”, e perché sono portatore di una natura e di facoltà che non hanno pari nel resto del mondo dei viventi e che pongono un abisso incolmabile tra il più elevato degli animali e il più infimo degli uomini. La creazione stessa testimonia del suo Creatore con una voce e parole che, sebbene soppresse da tanti, si odono distintamente nelle notti stellate e dalla ricerca di significato, bellezza, ordine e giustizia che, sebbene contaminata dal peccato, è inestirpabile dalla natura umana.
Infine, – e mi si perdoni il riferimento alla mia persona ed esperienza – perché ho visto molte volte l’adempimento delle fedeli e sicure promesse di Dio che ha sventato e fatto crollare come dei castelli di carte “i complotti dei malvagi” orditi contro di me e contro la sua chiesa. (Alcune delle promesse di Dio che ho fatte mie fin dalla mia infanzia nella fede a questo riguardo si trovano in: Giosuè 1:5-8; Isaia 54:17).
Ma anche perché ho visto e sperimentato in me e in molte altre persone un numero di interventi che non posso che definire “miracolosi” e che non potrei qualificare altrimenti se non come delle “azioni dirette di Dio”, perché esse hanno cambiato il corso dell’esistenza, la mente e il cuore di peccatori incalliti e senza alcun timore di Dio, facendo di loro servi umili e fedeli seguaci di Cristo crocifisso.
C’è un Dio nell’universo che spariglia le trame dei malvagi.
C’è un Dio nell’universo che ha creato la natura, che la sostiene e che, a suo piacimento la stravolge.
Per questo non sono né un complottista né un materialista.