Nel dare un breve pensiero sul Natale sono perfettamente consapevole che esistono molti sinceri credenti che obiettano e si oppongono al fatto che ci siano dei cristiani che il 25 di dicembre celebrano un culto speciale, si scambiano delle frasi benauguranti e dei doni e che lo considerano un giorno di festa.
Prima di tutto vorrei dire che ho il massimo rispetto nei confronti di questi fratelli e sorelle, anche perché, se ne fanno una questione di coscienza, tale scelta non può essere condannata. In fondo si tratta di questioni secondarie e bisogna ammettere che, nel corso della storia, ci sono stati molti cristiani buoni e devoti che si sono rifiutati di celebrare il 25 di dicembre come il giorno della nascita di Gesù. Li comprendo perché l’ho fatto anch’io e perché, tra questi, ce ne sono molti che mi sono cari e amati che lo fanno per varie ragioni.
A onor del vero, mentre fin dal secondo secolo abbiamo chiare testimonianze che le varie chiese cristiane si ricordavano e celebravano il giorno della risurrezione di Gesù Cristo, fino al IV secolo non ci fu alcun giorno festivo che celebrasse la sua nascita, quando si cominciò a farlo il 25 dicembre adottandolo come data convenzionale e sostituendo delle festività pagane. Nessuno, infatti, conosce il giorno della nascita di Gesù che, di sicuro, non dev’essere stato in inverno perché, in Palestina, i pastori non dormono all’aperto a Dicembre!
Però, per tutti, sarà bene tenere presente che la Scrittura ordina di non giudicare coloro che hanno dei riguardi nei confronti di giorni particolari e di non condannare coloro che li considerano tutti uguali (Ro. 14:5). Fratelli, si tratta di cose secondarie e quello che conta è la sostanza delle cose.
Ora, la sostanza è che la Bibbia ci dà delle indicazioni circa il tempo della nascita di Gesù e ce le dà in modo piuttosto preciso e dettagliato. Prima di considerarle, però è opportuno fare una premessa circa il modo in cui, nella lingua greca, si parlava del tempo.
Tra le varie parole che indicano un momento, un tempo o un periodo in particolare c’è χρόνος, che indica il tempo cronologico, lo scorrere degli anni, dei giorni, delle ore. Kronos riguarda primariamente le date, quello che noi definiamo il tempo storico, il “quando” un evento accade.
Poi c’è il nome καιρός (kairòs) , che indica, in senso più ampio il momento storico o perfino l’occasione con tutti gli annessi e connessi in cui un evento si verifica, non un certo momento segnato necessariamente con una data del calendario, ma una stagione o, addirittura, un epoca che potremmo definire “cruciale”.
Consideriamo il tempo in cui Cristo è venuto nel mondo in questi due sensi.
Il tempo cronologico in cui è nato
L’evangelista Luca, è estremamente preciso nel collocare in una determinata data la nascita di Gesù (Luca 2:1-2) facendo (letteralmente) riferimento ai “giorni” (ἡμέρα)in cui Gesù nacque. Sebbene non ci dica quale sia stato il mese o il giorno esatto, ci offre dei dettagli precisi per collocarlo in una ben determinata finestra temporale. Questo è infinitamente importante poiché, diversamente dai miti e dalle favole che narrano storie in tempi e luoghi indefiniti e vaghi (“C’era una volta, in un regno molto, molto lontano”), il Nuovo Testamento parla della nascita di Gesù, del suo ministero terreno e della sua risurrezione mediante un continuo riferimento alla storia “secolare” collocandoli in modo chiaro e definito, appunto, nel fluire del krònos.
L’apostolo Paolo, poi, nell’epistola ai Galati 4:4 parla del πλήρωμα τοῦ χρόνου ovvero de “la pienezza del tempo”, e ciò che dice potrebbe essere parafrasato come «quando il conto alla rovescia si concluse, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge». Intendendo dire che l’evento preannunciato e prefigurato in molti modi e in molte maniere era avvenuto come promesso esattamente quando era stato stabilito fin dall’eternità.
È importantissimo non trascurare il valore storico della nascita di Cristo ed è per questo che coloro che festeggiano il Natale in modo consapevole lo fanno con gioia e gratitudine. In un modo o in altro, tutti noi sappiamo che, quando nasce un bambino è una grande gioia. Ancora più grande è la gioia provata alla nascita di un figlio da tanto desiderato e atteso. Ecco perché il Magnificat di Maria, la preghiera di Zaccaria, quella del vecchio Simeone e la lode di Anna sono espressioni di grandissima esultanza e gratitudine: Dio è stato fedele, egli ha mantenuto le sue promesse, ci ha mandato il Messia, ci ha dato l’Emmanuele, Dio è con noi!
Bisognerebbe chiedersi, a questo punto, se il fatto della nascita di Cristo, il Signore, abbia avuto mai prodotto nella nostra vita una esultanza simile. Il Natale, in modo particolare, è il tempo opportuno per meditare e rallegrarsi della fedeltà di Dio!
Il momento della storia in cui è nato
Ma Gesù non soltanto è nato esattamente nel giorno in cui era stato stabilito; egli è venuto anche al momento giusto della storia e nell’epoca in cui vi fu la felice e provvidenziale congiunzione di tutte le condizioni necessarie affinché il suo ministero, il suo insegnamento e la sua opera si compissero.
Il momento in cui Gesù venne al mondo, il luogo e tutte le circostanze che accompagnarono e seguirono questo evento, erano esattamente quelle che avrebbero permesso il verificarsi degli eventi che segnarono il suo ministero terreno e quelli che avrebbero favorito la diffusione del suo messaggio nel mondo.
Sociologi, storici e teologi hanno discusso molto circa la congiuntura storica in cui il cristianesimo apparve e si diffuse nel mondo. Si riflette sul fatto che il mondo di allora si trovasse nella cosiddetta Pax Romana (dal 27 a.C. al 280 d.C.), che vi fosse una diffusione capillare delle strade costruite per permettere lo spostamento rapido dei soldati romani e che consentirono una certa rapidità dei viaggi, del fatto che ci fosse una lingua franca (il greco) che favorì la comunicazione… che il mondo e la religione pagana si trovassero in profonda crisi e che il cristianesimo venne accolto come una ventata di aria fresca e un messaggio di speranza tale che, in poco tempo di diffuse in “tutto il mondo” (Mt. 16:28; Ro. 1:8).
Tutto questo ci ricorda della saggezza di Dio e ciò, oltre a produrre la stessa gioia che accompagnò il messaggio del primo Natale, dovrebbe fare sorgere in noi un profondo senso di attesa e di speranza. Il Dio che governa la storia siede ancora sul suo trono e, nonostante giungano fin nelle nostre case le immagini e i rumori di molte guerre sanguinose, di carestie e pestilenze e di mali innumerevoli creati dall’odio e dal peccato che risiedono nel cuore di tutti gli uomini… ecco, nonostante tutte queste notizie che ci inquietano, ci rattristano, ci lasciano perplessi e che, spesso sono causa di dubbie e di recriminazioni, manteniamo la nostra speranza “come un’ancora sicura e ferma” perché sappiamo che ci sarà un giorno in cui tutto ciò lascerà il posto a qualcosa di profondamente diverso e migliore.
Il conto alla rovescia continua… si avvicina il kairòs di cui sapevano anche i demoni del tempo di Gesù (Mt. 8:29), che segnerà la definitiva distruzione del regno di Satana e l’avvento del domani tanto atteso della manifestazione dei figli di Dio (Ro. 8:18-20)
È molto probabile che per qualcuno dei lettori questo sarà l’ultimo Natale che passerà nel corpo del peccato… Chissà se per qualcuno di noi in particolare o perfino per il mondo intero, il 2024 non sia proprio l’anno in cui tutte le cose diventeranno nuove? Credete che sia fuori luogo pensare che sia così, che non sia desiderabile o che non possa accadere? Le cose, anche le più indesiderabili, e faremmo bene a prepararci a ogni eventualità (Pro. 22:3).
Nel frattempo, ogni giorno e perché no: in questo giorno in particolare, facciamo come tutti i personaggi dell’avvento: rallegriamoci e lodiamo Dio con Zaccaria, Elisabetta, Maria, Giuseppe, i Magi, Simeone, Anna, i pastori di Betlemme, gli angeli… e diamo gloria al Signore perché: nel giorno e nel tempo stabiliti il suo Figlio si è incarnato ed è venuto nel mondo, ha vissuto una vita di perfetta giustizia, è morto per i nostri peccati, è risuscitato per la nostra giustificazione, è asceso al cielo e si è seduto alla destra del Padre e ritornerà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà mai fine!
A lui sia la gloria per sempre!
Buon Natale 2023!
L’evangelista Luca è preciso, ma non facendo la correzione sui bisestili mancanti trova le stesse date sul calendario di tre anni prima, di conseguenza trova 30 anni al Battesimo circa, perchè non ha voluto essere ancora più preciso e direi 31 per due giorni nel nuovo anno.
Anche la lista dei consoli, mancante di tre nomine ha contribuito a confondere.
L’Evangelista ha indicato il turno di Abia 8-14. Il giorno dopo Zaccaria si accorge che Elisabetta si è tenuta (non si tenne) la gravidanza nascosta 5 mesi, significa che il concepimento del Battista è al Capodanno degli Embrioni, 15 undicesimo mese ebraico e la nascita al 15 del primo mese ebraico. La nascita di Gesù al 15 Nissan, che dalla sovrapposizione risulta primo aprile, tre anni e un mese dopo rispetto alla reale data.
Grazie per il commento… l’articolo, però, non disputa intorno alla data esatta e si è cercato di cogliere il vero senso delle informazioni cronologiche certe di cui siamo in possesso. Continuo a credere che non ha molta rilevanza il giorno esatto della nascita di Cristo, mentre è importantissimo considerare il fatto storico della sua nascita e le sue implicazioni.