Quaranta, nella Bibbia, è il numero della prova e della tentazione. Quaranta lunghi anni Israele dovette peregrinare nel deserto prima di poter mettere piede nella terra promessa. Quaranta giorni di prova e tentazione il Signore Gesù trascorse nel deserto prima di iniziare il suo ministero pubblico.
La quaresima, ovvero i quaranta giorni prima di Pasqua, secondo l’insegnamento cattolico romano, dovrebbe costituire una sorta di viaggio spirituale segnato dalla riflessione e dal pentimento, durante il quale si compiono atti di devozione e di misericordia. Questo cammino dovrebbe introdurre il credente alla partecipazione del dolore e delle sofferenze della settimana della Passione e, poi, nella gioia della Pasqua di risurrezione.
Quante persone, intorno a me, stanno compiendo questo “pellegrinaggio”? Quanta gente è sinceramente impegnata in un cammino di umiliazione, pentimento e di preparazione coscienziosa? Quanta gente prende sul serio questo genere di cose?
Non lo so, e non posso saperlo. In effetti, a parte gli atti esteriori del privarsi di certi cibi o dal praticare altre forme di “digiuno” e di quelli del frequentare i luoghi di culto o i riti particolari del periodo – cose che sono facilmente osservabili – anche nell’insegnamento cattolico, il pellegrinaggio quaresimale è un percorso primariamente interiore e, quindi, alquanto privato.
La questione però è più profonda, e non è: se dobbiamo ravvederci dei nostri peccati e compiere atti di umiliazione durante questi quaranta giorni; ma se questo è ciò che il Signore richiede e comanda di fare in questi quaranta giorni in particolare.
Ravvedimento è una parola che oggi si usa solo per chi paga le tasse con un certo ritardo ma, nel linguaggio della Bibbia, significa “cambiare mente” o mentalità e, quindi, modo di agire. Ravvedersi significa, come si direbbe oggi, sostituire il “sistema operativo” nativo con uno rinnovato, celeste, divino. “Ravvedetevi e credete al Vangelo” è stato il messaggio predicato da Giovanni il Battista, da Gesù e dai suoi apostoli. Ravvedersi, ovvero abbandonare i propri peccati e cambiar vita è quello che ognuno di noi deve fare, credendo alla verità del Vangelo.
Ma questo non è da farsi soltanto nel tempo della quaresima, ché se così fosse non sarebbe molto diverso da quello che fanno i musulmani durante il loro Ramadan.
La Riforma Protestante fu essenzialmente una controversia che iniziò a riguardo del significato e del valore del vero ravvedimento (o “Penitenza”, come si diceva allora) e i Riformatori non furono dei contestatari che provocavano i loro contemporanei mangiando in pubblico salsicce il venerdì santo (anche se qualcuno lo fece!), ma degli uomini che vollero ubbidire davvero alla parola di Dio.
Martin Lutero comincia così le proprie “95 tesi sulle indulgenze”
Il Signore e maestro nostro Gesù Cristo dicendo: “Fate penitenza ecc.” volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza.
La quaresima, il tempo della prova, della tentazione e del ravvedimento, quindi, per il cristiano non inizia il mercoledì delle ceneri e non finisce a Pasqua, ma dura per tutto il tempo del suo pellegrinaggio terreno.
Oggi è il giorno del ravvedimento e della fede e così sarà anche domani! Ma oggi, allo stesso tempo, è anche il giorno della gioia della risurrezione.
E domani? Domani sarà ancora più gioioso!