Riformare significa “raddrizzare, rimettere nella giusta forma”. Una riforma si rende necessaria là dove la forma originaria, o lo scopo originario, o i mezzi originari sono stati compromessi, mutati o abbandonati e sostituiti con qualcos’altro.
I Riformatori del XVI secolo furono uomini che ritennero necessario che la chiesa cristiana fosse “rimessa in ordine”, “raddrizzata” e, appunto, “riformata”.
Quindi la Riforma Protestante fu un movimento che ebbe l’intento e lo scopo di modificare la realtà esistente della chiesa così com’era a quell’epoca per darle un forma diversa. Ma se la chiesa deve essere riformata, secondo quale modello dovrà esserlo? A cosa e a chi facevano riferimento questi uomini? E a quali mezzi bisognava ricorrere? Prima di loro ci avevano provato anche altri, e alcuni tentativi avevano ottenuto un certo successo (spesso a costo di grandi sofferenze), mentre altre imprese erano fallite miseramente dopo poco tempo.
Ma i Riformatori ebbero in comune un principio. Quello che ne determinò il loro successo. Essi sapevano bene che la Chiesa cristiana non doveva essere rifondata, ma solo riformata. Il fondamento era stato posto: Gesù Cristo e la sua opera di redenzione. La sua incarnazione, la sua vita senza peccato, il suo insegnamento, il suo esempio, la sua morte sostitutiva, la sua risurrezione, la sua esaltazione alla destra del Padre, il dono dello Spirito Santo che aveva sparso. La chiesa era anche stata fondata sull’insegnamento dei profeti e degli apostoli e aveva una chiara e definita regola alla quale attenersi. Una regola autorevole perché inerrante e quindi immodificabile, non emendabile, sufficientemente chiara e perfettamente adeguata per lo scopo per cui Dio l’aveva data mediante lo Spirito Santo che aveva condotto e guidato uomini a scriverla. Questa regola è la Bibbia, e il motto “Sola Scrittura” fu il grido di battaglia che risuonò in ogni dibattito e in ogni “disputa” perché “ciò che è stato scritto” divenne il criterio e il metro per separare e discernere il vero dal falso e per riconoscere ciò che Dio vuole e ama da ciò che Dio odia e disprezza.
Noi diciamo che la chiesa deve ancora essere riformata. Noi crediamo che essa ha un modello a cui attenersi e che questo modello non sono le opinioni umane ma le sane parole di Dio che Gesù Cristo stesso ha detto: “Non passeranno mai” (Mat. 24:35).
Protestare significa “affermare a favore di…”. Un protestante non è un contestatario, un sindacalista santificato, un sovvertitore dell’ordine pubblico o un cospiratore rivoluzionario. È una persona che con grande franchezza e coraggio si pone ben in vista dichiarando la propria fede fondata sulla Scrittura e parla in favore di Dio, proclamandola, e in favore del popolo di Dio istruendolo, correggendolo, difendendolo e incoraggiandolo a perseverare. Essere protestanti, quindi, significa assumere la regola della Scrittura come guida e filtro intellettuale e come chiave per la comprensione della realtà, ovvero assumere la “visione del mondo” che essa ci dona prendendo posizione su ogni questione all’ordine del giorno e rendendola pubblica in modo chiaro e netto, gentile e rispettoso, ma anche fermo e deciso allo scopo che ciò che è vero e giusto sia conosciuto e, possibilmente, accolto anche da altri.
Noi diciamo che la chiesa deve continuare a parlare a questo mondo, religioso e irreligioso, nel nome di Gesù Cristo con coraggio e convinzione, protestando (o proclamando) senza vergogna e senza alcuna inibizione ciò che è vero e giusto.
Ma è necessario dire qualcosa anche ai lettori che, fino a qui hanno pronunciato il loro cordiale “amen”. La chiesa evangelica, riformata o protestante (possiamo considerare questi aggettivi come sinonimi in questo contesto) deve anche confessare la propria fede e bisogna che sia una chiesa che agisce confessando la giustizia di Dio e la verità del Vangelo. Rifarsi a un modello sano è necessario, renderlo noto con coraggio è buono, ma confessare la fede è qualcosa di più e di diverso rispetto a ciò che si è detto a proposito del riformare e protestare: significa mettersi dalla stessa parte e dire esattamente la stessa cosa, condividere un posizione nella realtà dei fatti agendo e reagendo in piena armonia con chi o con ciò che si confessa. L’aspirazione e l’impegno di chiunque abbia cordialmente abbracciato i principi della riforma protestante avranno valore solo per chi assumerà la medesima posizione di Dio conformarsi perfettamente alle sue parole e alla sua volontà. Questo significa amare Dio in modo supremo e il prossimo come se stessi. Accogliere certe idee può fare di noi dei riformati, proclamarle con forza e convinzione ci farà essere dei protestanti, ma solo chi le confesserà potrà essere davvero un Cristiano.
Questo mondo, ancora oggi, ha bisogno non solo di riformati e protestanti, ma soprattutto cristiani confessanti.
“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. (1 Gv. 1:8)
“Chi dunque mi riconoscerà (lett. confesserà”) davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. (Mat. 10:32)
“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati”. (Ro. 10:9-10).