Di Giovanni Calvino
Un bambino ci è nato,
un figlio ci è stato dato,
e il dominio riposerà sulle sue spalle;
sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre eterno, Principe della pace,
per dare incremento all’impero
e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno,
per stabilirlo fermamente e sostenerlo
mediante il diritto e la giustizia,
da ora e per sempre:
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti». (Isaia 9:6-7)
Un bambino ci è nato. Gli ebrei distorcono questo passo e lo interpretano attribuendolo a Ezechia, sebbene quando la predizione fu pronunciata egli fosse già nato. Ma Isaia parla di questo evento come di qualcosa che sarebbe stato del tutto nuovo e inatteso. Pertanto, non dobbiamo avere alcuna esitazione nel concludere che egli stia descrivendo un figlio che sarebbe nato in un tempo futuro.
Consigliere ammirabile. Si noti come tutti questi titoli non sono estranei all’argomento, ma si adattano perfettamente al caso di cui si sta trattando, poiché il profeta descrive ciò che Cristo mostrerà di essere per coloro che avrebbero creduto in lui. La redenzione che ha compiuto supera la sua opera di creazione del mondo, perché la grazia che Dio avrebbe mostrato in Cristo, supera qualunque altro miracolo. Il Redentore verrà nella pienezza della sapienza assolute. Ricordiamoci che il profeta, qui, non si riferisce all’essenza nascosta di Cristo, ma alla potenza che egli avrebbe mostrato in nostro favore. Pertanto, lo chiama Consigliere non tanto perché conosce tutti i segreti del Padre, ma perché, in ogni senso, egli è il supremo e il perfetto insegnante. Tutto ciò che è necessario per la salvezza viene mostrato da Cristo e da lui dispiegato con tale familiarità che egli stesso si rivolge ai discepoli chiamandoli amici e non più servi.
Egli viene chiamato Dio potente per la stessa ragione per cui in Isaia 7:1 viene detto che il suo nome sarebbe stato Emmanuele. Se in Cristo non troviamo null’altro se non la natura umana e la carne, il nostro vanto non potrebbe che essere vanità e follia, e la nostra speranza riposerebbe su fondamenta incerte e instabili. Ma se egli ci mostra di essere il nostro Dio, anzi, se è il Dio potente, allora potremo poggiarci e confidare in lui con piena certezza. È bene per noi che egli sia chiamato forte o potente, poiché il nostro combattimento è contro il diavolo, la morte, il peccato (Cfr. Efesini 6:12), ovvero contro dei nemici che sono troppo forti e potenti e che ci spazzerebbero via immediatamente se la forza di Cristo non ci avesse resi invincibili. Pertanto, da questo titolo impariamo che in Cristo vi è abbondanza di protezione perché la nostra salvezza sia assicurata, perciò noi non desidereremo nulla oltre a lui. Egli è Dio e si compiace di essere forte per proteggerci. Questa applicazione può considerarsi come la chiave di questo e di altri passi simili, che ci inducono a distinguere tra l’essenza misteriosa di Cristo e la potenza che ha rivelato e spiegato in nostro favore.
Il nome “Padre” viene utilizzato con il significato di “autore”, poiché Cristo preserva l’esistenza della sua chiesa nel corso delle epoche e conferisce l’immortalità sia all’intero corpo, sia alle singole membra che lo compongono. Dobbiamo pertanto elevare le nostre menti a quella vita beata ed eterna che, sebbene non la vediamo ancora, la possediamo in fede e speranza (Cfr. Romani 8:2).
Principe della pace. Questo è l’ultimo titolo e con esso il profeta dichiara che la venuta di Cristo avrebbe arrecato la piena e perfetta felicità o, perlomeno, una sicurezza e una calma beate. Il termine ebraico che viene tradotto pace spesso significa prosperità, poiché tra tutte le beatitudini, nessuna è più desiderabile o potrebbe essere migliore della pace. Il significato generale è che tutti coloro che si sottometteranno al dominio di Cristo, condurranno una vita quieta e beata, ubbidendo a lui. Da ciò ne consegue che, la vita senza questo Re è inquieta e miserabile.
Ma bisogna anche considerare la natura di questa pace. Infatti, essa è della stessa natura del suo regno e risiede principalmente nella coscienza. Se così non fosse ci ritroveremmo a dover combattere un conflitto costante e saremmo soggetti a continui attacchi. Per questa ragione egli non solo ci fa la promessa della pace esterna, ma di quella che noi, che eravamo nemici di Dio, torneremo a godere di tutto il suo favore e della sua benevolenza. Giustificati per fede, dice Paolo, abbiamo pace con Dio (Cfr. Romani 5:1).
L’incremento e il progresso del suo governo e della pace non avranno mai fine. Isaia comincia spiegando e confermando quanto già detto (Cristo è il Principe della pace) dicendo che il suo governo si estenderà di epoca in epoca e che sarà eterno. Pertanto, il regno di Dio e la sua pace non avranno mai fine. Tutto ciò è stato ripetuto anche da Daniele, quando profetizzò che il regno di Cristo sarebbe stato un regno eterno (Cfr. Daniele 7:27). Anche l’angelo Gabriele alluse a tale regno eterno quanto portò il suo annuncio alla vergine Maria e le diede la corretta spiegazione del passo in questione, che perciò non può riferirsi ad altri all’infuori di Cristo: «Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà fine» (Luca 1:33). Noi sappiamo che, in questo mondo, anche i governi più potenti vengono sovvertiti all’improvviso e crollano rapidamente, come se fossero edificati su fondamenta di sabbia.
Ma Cristo aggiunge al suo impero l’eternità della pace, poiché l’uno non può essere separato dall’altra. È impossibile che Cristo sia Re senza che il suo popolo possa essere custodito nella calma e nella beatitudine della pace che sono arricchite da ogni genere di benedizione. Tuttavia, poiché essi sono esposti quotidianamente a innumerevoli attacchi e sono sballottati e perplessi da timori e ansietà, dovranno coltivare la pace di Cristo (Cfr. Filippesi 4:7) in modo da non scomporsi anche in mezzo alla distruzione del mondo intero.
Egli regnerà sul trono di Davide e sul suo regno. Davide ricevette la promessa che il Redentore sarebbe stato un suo discendente (2 Samuele 7:12-13), e il suo regno non fu che una debolissima immagine e un’ombra di quello stato di perfezione e beatitudine che Dio ha stabilito di instaurare mediante il proprio Figlio. I profeti hanno ricordato questo straordinario miracolo chiamando Cristo il germoglio di Davide (Geremia 33:15).
Quando Isaia scrive «per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre», le parole «diritto» e «giustizia» non si riferiscono agli affari dello Stato civile. Dobbiamo osservare piuttosto l’analogia che c’è tra il regno di Cristo e le sue qualità, poiché essendo spirituale, si stabilirà mediante la potenza dello Spirito Santo. In altri termini, tutte queste cose devono intendersi come riferite alla persona interiore, ovvero al fatto che quando siamo rigenerati da Dio otteniamo l’autentica giustizia. È pur vero che la giustizia esterna seguirà sempre, ma essa dev’essere preceduta dal rinnovamento della mente e del cuore. Pertanto, non apparterremo a Cristo fintanto che non seguiremo ciò che è buono e giusto e se non porteremo nei nostri cuori il sigillo di quella giustizia che ci è stata imputata per mezzo dello Spirito Santo.